venerdì 27 novembre 2009

Sono stato bene. E per questo, e molto altro, vi ringrazio.



La cosa stupefacente è che nulla sembra essere cambiato. E allo stesso tempo pare tutto diverso.
Una consapevolezza in più. Ogni mattina, al risveglio. Ogni notte, sotto le coperte.
Occhi diversi, che valutano le cose con altri pesi, altre misure.
Ti rendi conto, ad un certo punto, che stai sbagliando. Un sacco di cose.
La vita che ti sei costruito con le unghie e con i denti, le persone che ti stanno affianco, gli amici, casa, lavoro, università...
Tutto sembra sgretolarsi ad una parola. Una più, una meno. Una di troppo, una mai arrivata e tanto desiderata.
E' forte la consapevolezza di dover continuare con le proprie gambe. Non si può fare affidamento su chi avresti tanto voluto ti stesse vicino, ti accompagnasse per la fatica e la bellezza. Non può interessargli. Ne ora, nè prima, nè mai.
E' bella la consapevolezza di non essere da solo, allo stesso tempo.

Iera sera un tuffo nel passato mi ha ricordato come dovrebbe essere. Mi ha ricordato quanto sia bello costruire, costruirsi. Mi ha ricordato cosa significhi condividere, conoscere. Mi ha ricordato cosa significhi non sentirsi costantemente giudicati, sotto test. Un esame da cui, tendenzialmente, si esce sempre disfatti.
E' faticoso. E ho voglia di riposare, ora.

Una più bella dell'altra. Qualcuno è sbocciato, qualcuno, invece, ha mantenuto il suo splendore di un tempo. Ognuno con la sua vita, ora. Ognuno i suoi guai, il suo futuro da azzeccare, la sua partita col destino da giocare. Parlare e venire ascoltati, ascoltare e interessarsi realmente alle parole. Non un "come va?" doveroso, dopo tanto. Un reale interesse a rientrare nell'anima, nella mente. Le esperienze ci segnano, ci costriscono giorno dopo giorno. Ma ogni tanto si fa l'errore di pensare che la vita che abbiamo, è l'unica che potremmo avere.

Sono stato bene. Davvero. Ieri come sempre. E per questo, e molto altro, vi ringrazio.

Con affetto.

martedì 17 novembre 2009

Sofia, che week end!




Di ritorno da un week-end (lungo) a SOFIA. E per chi, come me, non sapesse che diavolo di città sia e dove si trovi, vi comunico che è la capitale della BULGARIA.

Ora, tralasciando i motivi che ci hanno spinto tanto ad est sulla cartina geografica (i miei alunni, che cari, pensavano avessi 4-5 ore di ggetlegg), devo ammettere di essere stato favorevolmente colpito. Non certo dai bulgari (o, meglio, dai sofiesi/sofiani/sofiantini che dir si voglia) che si son rivelati particolarmente poco inclini al sorriso e alla disponibilità nei confronti del turista che, effettivamente, vedono come un esportatore poco sano di sesso occidentale. O comunque come un cariato che taccagna sul dentista. Bensì colpito dalla pulizia, dall'ordine e dalla bellezza della sua architettura. Certo, non che io sia esattamente un intenditore, ma almeno il gusto estetico ce l'ho. E me lo tengo stretto.


Non si capisce, poi, come un operaio medio possa vivere con 400 euro al mese (800 Lev), considerato che tutto ciò che l'italiano (furbo) avrebbe voluto acquistare sperando in un risparmio si riduce a una stecca di marlboro light a metà prezzo (con le minacce di morte in cirillico, così per una volta non ti senti in colpa chè tanto non capisci 'na mazza!) e un cenone simil-natale-terronico a 10-15 euro. Cameriera inclusa, secondo il taxista.


Ah beh, poi certo ci sono i vestiti. Chiedete a Maury, però. Insomma, se la moda è ITALIANA, forse forse un motivo c'è. Non facciamoci troppe domande dunque.


E naturalmente l' Ostello. Fighissimo: praticamente un appartamento soppalcato che a milano dovresti donare un rene per potertelo permettere. Certo, tralasciamo il tanfo che c'era, che tanto era, fortunatamente, circoscritto alla zona "piedi-teo" lassù in alto. Non che puzzassero, in realtà. No, no. Era il tappeto di corda. Sì Sì. Sì. Seeeee....!


E infine, menzione d'onore al barbone fuori dal chioschetto. Che, nonostante le 4-5 ore di ggetlegg, nonostante il freddo, nonostante i suoi problemi personali, nonostante il suo Paese non se la cavi propriamente alla grande, nonostante sia passato attraverso il regime, nonostante non sia avvezzo sicuramente a una vita di frivolezze, nonostante parlasse addirittura la nostra lingua (!), capendo che siamo italiani cosa poteva fare, se non della facile ironia sul nostro Presidente del Consiglio? Con battute del tipo "Presidente vostro, Berluscono, sex sex, divertente, sex, money, soldi" , il tutto accompagnato da gesti con le dita più che espliciti, garantisco.


Ecco. Zimbello nel mondo. Ancora.

Ecco. Lo sappiamo. Ancora.

Ecco. Ci siamo ubriacati. Ancora.

Ma almeno, questa volta, tanto per cambiare, giù di Rakiaaaaaa !!!

martedì 3 novembre 2009

10 cose da NON dire a un poliziotto



Con l'esperienza ho imparato qualcosina. Tra cui alcune cose da NON dire a un poliziotto. Eccone alcune:

1 - Non riesco a prendere la mia patente se non mi tiene un secondo la birra.
2 - Mi scusi agente, non mi ero accorto di avere il rileva-radar scollegato!
3 - Ma tu, non sei il tipo dei Village People?
4 - Wow, devi aver fatto i 220 per beccarmi. Complimenti!
5 - Pensavo bisognasse avere una condizione psico-fisica almeno normale per fare il poliziotto.
6 - Non ti metterai a controllarmi il bagagliaio, vero?
7 - Sono io che ti pago lo stipendio.
8 - Lo sai perche mi hai fermato? Chiedo per essere sicuro che almeno uno dei due lo sappia...
9 - Stavo cercando di stare a passo con il traffico. Ma siccome mi sono accorto che non ci sono altre macchine intorno, acceleravo perché ero convinto che più avanti ce ne fossero altre.
10 - Che culo! Anche il suo collega mi aveva dato solo un avvertimento!